L’attuale crisi economica in Islanda oltre a ripercussioni sul piano sociale potrebbe avere anche gravi conseguenze sul piano ambientale.

Messi alle corde dal crollo finanziario, molti deputati cercano rifugio nelle allettanti promesse di multinazionali straniere e premono perché vengano accordati permessi per lo sfruttamento delle immense risorse energetiche.

È ancora l’americana ALCOA, accompagnata dalla RIO TINTO, a tenere in scacco l’Islanda approfittando senza scrupoli della difficile situazione economica in cui versa il Paese.

L’idea è la costruzione di altre due fonderie di alluminio, oltre alle tre già esistenti sull’isola, che tra l’altro vantano per grandezza il primato d’Europa. Gli stabilimenti dovrebbero essere ultimati entro tre anni e, a detta delle imprese coinvolte, dovrebbero portare risorse e lavoro al Paese.

L’ultimo condizionale è d’obbligo, perché è storia recente la costruzione della fabbrica di alluminio di Reyðarfjörður, voluta ancora una volta da ALCOA, con tutto ciò che ne è seguito.

Nonostante si fosse mobilitato un movimento internazionale contrario alla distruzione di un territorio totalmente incontaminato, già destinato per la sua particolarità a divenire area protetta, l’avidità ha prevalso e il progetto, anche con la partecipazione non secondaria dell’italiana IMPREGILO, è stato ultimato.

Risultati: uno degli ultimi ambienti naturali integri del pianeta distrutto irrimediabilmente, l’area intorno a Reyðarfjörður inquinata da scarichi e scorie ( e non è ancora stato chiarito in che misura), un enorme guadagno per ALCOA e IMPREGILO, nessun vantaggio per l’Islanda, visto che per risparmiare sulla manodopera la maggior parte del lavoro è stata ed è ancora affidata a operai stranieri.

Si pensava che la lezione fosse servita, ma ancora c’è chi è pronto a svendere la propria terra, una delle più belle al mondo, corrotto da facili guadagni.

Per il funzionamento delle due fonderie, nuove stazioni geotermiche e dighe per la produzione di energia idroelettrica sono già messe in conto. L’impatto ambientale sarebbe catastrofico.

Oggi si spera che il buonsenso prevalga, che il parere contrario di molti islandesi riesca ad avere peso, che lo spirito indipendente del Paese non ceda ancora una volta davanti alla prepotenza straniera.