Il Mar Glaciale Artico, soggetto ad un sempre più veloce disgelo, potrebbe rivelarsi una miniera d’oro per i paesi che vi si affacciano, Islanda compresa.

L’eccezionale ritiro dei ghiacci durante l’estate 2008 ha reso possibile la circumnavigazione completa della calotta e ha rivelato la possibilità di percorrere nuove rotte commerciali.

In effetti, se, come sostengono gli scienziati, i ghiacci continueranno a diminuire, nel periodo estivo si aprirebbero vere e proprie scorciatoie che collegherebbero l’oceano Atlantico e l’oceano Pacifico settentrionali.

Questo ovviamente andrebbe a vantaggio dei paesi del nord, ma potrebbero interessare anche paesi come l’Italia che vanta una grande tradizione cantieristica: si tratterebbe infatti di progettare nuove navi, adatte alla navigazione sulle rotte del nord.

Il tesoro dell’artico

Oltre a nuove rotte commerciali, l’Artico potrebbe rivelarsi anche una grossa fonte di materie prime per l’Islanda e gli altri paesi nordici. Nei suoi fondali oltre a grosse quantità di minerali e metalli sono conservate immensi giacimenti di gas e petrolio.

L’Usgs (United states geological survey) ritiene che sotto l’Artico siano nascosto il 25% del quantitativo mondiale di idrocarburi. Se la calotta dovesse ritirarsi e potesse essere possibile l’estrazione, questo mare da sempre considerato così ostico potrebbe divenire per i paesi che vi hanno accesso una miniera d’oro.

Le mire dei Paesi nordici sull’Artico

L’eccezionale disgelo dell’estate 2008 ha risvegliato gli appetiti di molte nazioni che ambiscono a metter le mani sui tesori dell’Artico.

La Russia in primis ha iniziato a investire risorse sulla costa settentrionale e ha addirittura posato una bandiera al titanio sul fondale quale rivendicazione del proprio territorio suscitando le ire del Canada.

Nel gennaio scorso a Reykjavik si è tenuta la Conferenza Nato sull’Artico per discutere delle possibilità che il disgelo potrebbe aprire.

Proprio in questa sede si è deciso che Danimarca, Spagna, Germania e USA porranno basi aeree militari in Islanda, mentre Canada, Italia e Polonia parteciperanno a missioni di controllo aereo. Inoltre i paesi nordici hanno presentato formale richiesta all’ONU per ampliare la propria zona di sfruttamento delle risorse sottomarine.