Potrei stare ore a parlare del mio viaggio a piedi attraverso tutta l’Islanda ma in questo post per viaggioinislanda.it cercherò di raccontare davvero qualcosa di inedito e spero utile.
Qualche consiglio per chi quest’estate vuole intraprendere un trekking nell’isola dei ghiacci? Beh chi ha in mente un’idea del genere non sarà di certo uno sprovveduto, avrà spulciato bene ogni angolo della rete in cui si parla di abbigliamento tecnico, allenamento e sicurezza. Forse però queste ulteriori informazioni vi potranno tornare utili.
Per gli italiani in Islanda il punto di riferimento, si tratta di un console onorario, non di un vero e proprio ambasciatore, è il signor Petur Bjornsson, persona gentilissima che potrete andare a trovare nel suo ufficio a Reykjavik per gli ultimi chiarimenti prima della partenza.
Il signor Bjornsson infatti vi metterà in contatto con le unità di soccorso locali che prenderanno atto del vostro equipaggiamento, segneranno il colore della vostra tenda, del sacco a pelo e delle scarpe, in modo da “schedarvi” (anche se la parola suona un po’ male) e meglio rintracciarvi in caso di pericolo.
Per quanto riguarda le regole generali dell’abbigliamento, preparatevi a tutto, io nella mia esperienza di agosto ho camminato con costume, tuta da neve e impermeabile. Quindi la buona regola di vestirsi a strati, o a cipolla come si usa dire, vale sempre: il clima in Islanda è davvero imprevedibile. A detta del console stesso il pericolo maggiore per un trekking è l’attraversamento dei fiumi, che molti escursionisti sottovalutano.
Buona regola quindi attraversarli solo dove indicato dalla cartina e magari di prima mattina. A proposito di mappe, a questo indirizzo sono reperibili le mie mappe topografiche dell’Islanda anno 1985, un po’ vecchie ma sempre valide. Altra attrezzatura che magari non vi è venuta in mente: un ottimo comunicatore satellitare che permette attraverso l’invio di una mail con le coordinate della vostra posizione di far sapere ai vostri familiari dove siete in ogni momento del trekking. Si tratta di uno strumento più economico di un telefono satellitare e che inoltre garantisce un’assistenza di soccorso in caso di incidente.
C’è anche da dire però che già nel 2008 si stavano installando diversi ripetitori anche nel bel mezzo dell’isola per cui di lì a breve sarebbe stato raggiungibile il normale segnale gsm dei telefonini anche nei luoghi più sperduti. Anche di questo, se ne avete bisogno, potrete chiedere informazioni al signor Bjornsson.
Veniamo ora a qualche consiglio per un viaggio più abbordabile ma non meno avventuroso: girare l’Islanda in autostop. E bene si, la seconda parte del mio viaggio (da Egilstadir a Reykjavik) è avvenuta proprio in autostop lungo la parte meridionale della Ring Road, la strada che compie il periplo dell’isola. Il mio consiglio in questo senso è davvero di avere grande fiducia negli islandesi e di non essere diffidenti.
Ho ottenuto così tanti passaggi e così facilmente che a un certo punto chiedevo io stesso di scendere altrimenti sarei ritornato nella capitale dopo due giorni. Al contrario dei luoghi comuni che descrivono le popolazioni del nord come fredde e schive, gli islandesi (ma anche i norvegesi tempo prima) li ricordo per una grande cordialità verso i viaggiatori. Viaggiare in autostop consente di stringere uno stretto rapporto con la gente del posto forse ancora di più di qualsiasi altro tipo di viaggio.
Molti di noi infatti considerano la macchina come una piccola casa, un ambiente intimo, e condividerla per un viaggio di qualche ora aiuta a costituire un clima amichevole e familiare. Inoltre la costa meridionale è probabilmente quella più ricca di paesaggi e luoghi naturalistici da non perdere (sebbene ogni angolo di questo straordinario paese è da non perdere, compreso il deserto centrale) tra i quali Jokursarlon, Skogafoss e lo Skaftafell National Park. Ma se siete buoni frequentatori di questo sito, delle meraviglie islandesi saprete già tutto.